L’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense, approvato ad agosto scorso col quale si mettono a disposizione 369 miliardi di dollari a favore delle politiche verdi, ha allarmato non poco l’Europa, la quale ha annunciato, tramite la Von der Leyen, “la nostra IRA europea”.
Seppur all’inizio, la politica americana ha trovato favore presso la Commissione europea, con i complimenti sempre della Von der Leyen per l’azione di forza in rispetto del clima, il successivo intendimento dei cavilli protezionistici sottostanti tale legge hanno preoccupato gli Stati membri, i quali hanno chiesto l’istituzione di una task force congiunta US-EU che potesse dissiparli. Sì, perché nell’IRA statunitense i crediti d’imposta e le agevolazioni fiscali andranno a vantaggio dei prodotti costruiti prevalentemente su territorio americano o entro i confini di stati con cui gli Stati Uniti hanno patti commerciali, quali Messico e Canada. Per ovviare lo svantaggio, le società europee potrebbero traslocare gran parte del loro business negli States, mettendo a rischio la possibilità dell’Europa di tornare protagonista dei mercati finanziari, scivolando proprio su quel terreno (la trasformazione energetica) sopra cui sta edificando la propria credibilità.
Germania e Francia hanno subito chiesto regole più flessibili per gli aiuti di stato, mossa un po’ azzardata che potrebbe acuire i risentimenti interni di quegli stati più fragili con minori possibilità, come sostenuto dal primo ministro belga De Croo e dal Commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager.
Data l’inefficacia della task force congiunta, la Von der Leyen ha annunciato a Davos il Green Deal Industrial Plan, col quale l’Europa promuove lo sviluppo delle tecnologie Net-Zero in rapida crescita, ribadendo ancora una volta la propria posizione di leader mondiale in questo ambito.
Dei quattro pilastri su cui si fonda il nuovo piano, gli investitori guardano particolarmente ai primi due: autorizzazioni semplificate e rapide che accelereranno l’approvazione di obiettivi, quali la realizzazione di parchi eolici e impianti solari, e un accesso al credito più veloce per progetti strategici. Quest’ultimo punto riguarda l’alleggerimento delle regole riguardanti gli aiuti di Stato, che dovranno essere calibrati per non minare conflitti in seno all’Europa, e un nuovo fondo sovrano, subito criticato dal ministro delle finanze tedesco, il quale ha sottolineato che ci sono ancora i “prestiti” del Next Generation EU non sfruttati da molti Stati membri, tra i quali però non compare l’Italia.
Guardando a quali sono le tecnologie Net-Zero che verranno supportate dall’Europa, si menzionano soprattutto batterie, pannelli solari, turbine eoliche, pompe di calore, elettrolizzatori verdi e utilizzo e stoccaggio della cattura del carbonio, nonché delle relative materie prime essenziali necessarie per la produzione di tali apparecchiature.
Il botta e risposta tra US e Europa sullo sviluppo delle tecnologie verdi sarà dunque un volano per quelle società operanti in tale ambito. Se l’IRA statunitense aveva dato slancio alle società “rinnovabili” oltre oceano, lasciando quelle europee un po’ indietro, c’è da sperare che la risposta europea possa far recuperare lo svantaggio. Da inizio anno, infatti, c’è stato un movimento forte sulle società operanti in questi temi: le società legate all’efficientamento dei palazzi e automazione sono balzate mediamente oltre il 15%, le principali società pure play dell’idrogeno oltre il 25%, alcune società attive nella cattura della CO2 del 30%, altre legate a inverter e impianti solari del 20%. Sono invece rimaste più indietro quelle legate al wind (poco sopra l’1%) e le grosse utility, le quali, sono per lo più in territorio negativo, in questo inizio d’anno sfavillante.
L’Europa dunque, dopo l’invasione russa in Ucraina e la conseguente necessità di indipendenza energetica, risponde al nuovo affronto verde con rinnovata spinta. Forse ci sarà da oliare qualche meccanismo, avendo a che fare con un gruppo non omogeneo di elementi, ma la risposta a ogni nuova difficoltà è sempre la stessa: incentivare e promuovere sempre con più urgenza la trasformazione energetica.